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andrea cosentino teatro telemomò

telemomò
(2007)


di e con ANDREA COSENTINO produzione ALDES, Pierfrancesco Pisani (2007) con il sostegno di MIBAC – Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA / Sistema Regionale dello Spettacolo

scheda tecnica

 

Premio Speciale Ubu 2018 ad Andrea Cosentino: “…per la sua lunga opera di decostruzione dei linguaggi televisivi attraverso la clownerie, e in particolare per Telemomò, che attraversa i suoi lavori da anni.”

Telemomò è la prima televisione a filiera corta, autarchica, ecologica e interattiva.
É il disvelamento esilarante della povertà del linguaggio televisivo che viene mimato mediante la povertà materiale di un teatrino d’animazione artigianale. Un cavalletto sul quale è fissata la cornice bucata di un televisore, dentro cui si affacciano primi piani reali e bambole di plastica che “tribbolano” sbatacchiandosi, mezzibusti televisivi fatti di barbie senza gambe, e ancora parrucche, giocattoli, pezzi di corpo e brandelli di oggetti. Telemomò è anche il pulpito dal quale lanciare improbabili proclami politici e surreali analisi sociologiche. Se la televisione ha fatto l’Italia di oggi, di lì si dovrà passare per disfarla. 

 

Telemomò è uno spettacolo-format, ovvero il definitivo rovesciamento della televisione, che da piazza virtuale, cioè una moltitudine di mondi e stimoli e volti e corpi che invade e colonizza il telespettatore ridotto a individuo passivo e impossibilitato a interagire, ritorna – pur in una sua versione “teatrale” e abbassata – al centro di una piazza vera, fruita da un’assemblea reale per quanto casuale, o meglio reale in quanto casuale, reinventandosi ludicamente una propria dimensione pubblica e per questo politica.

La performance può essere presentata come un unico spettacolo della durata di circa un’ora, ma anche come appuntamento reiterabile, o avanspettacolo in più puntate, della durata di una ventina di minuti circa, che cambia “palinsesto” di giorno in giorno, diventando un appuntamento fisso per i frequentatori di un luogo, festival o rassegna.

“(…) un bislacco cabaret sul mondo come fiction che parafrasando Totò richiama Artaud. Entrando e uscendo da un pannello nero, moltiplicandosi, Cosentino dialoga con il burattino di Artaud manovrato a vista come in un casalingo bunraku, o, prima di approdare ad una pulcinellata nera sul delitto di Erba, apoteosi del tragico contemporaneo, programma nella cornice vuota del televisore il palinsesto di “Telemomò”, demenziale teatrino mediatico a misura di Barbie. La crudeltà è dietro l’angolo delle soap opera…” 
Nico GarroneLa Repubblica

“In fondo è anche colpa di Antonin Artaud e delle sue visioni profetiche e allucinate se oggi un attore in scena può fare tutto quello che vuole. Provare, per credere, a vedere il geniale Andrea Cosentino nei mille bagliori comici, satirici e parodistici del suo ultimo spettacolo (...) alle prese con quello schermo di televisione sfondato nel quale fa muovere una serie di Barbie in schegge di un’esilarante e banalissima telenovela...”
Antonio AudinoIl Sole 24 Ore

“È la concentrazione del nulla, il sottovuoto vertiginoso che ci circonda e tenta di risucchiarci. Il cabaret, anche quello un po’ noir, di Cosentino è lì a ricordarcelo con crudeltà sottile. Come una silhouette di un cartoon, come il filo di fumo cattura-divinità. Esile e tenace. Un gioco di equilibri su una corda tesa sull’abisso. Della nostra (in) umanità.”
Rossella BattistiL'Unità

“(...) irresistibile avanspettacolo della crudeltà che invece di coprire i misfatti li smonta, gettando vorticosamente sul palcoscenico Barbie, maschere, antenne, tubi, materiali di riciclo e racconti bucati dal cortocircuito tra alto e basso: è il caos primordiale che bolle nel ventre molle del consumo culturale.”
Katia Ippaso,​ Liberazione
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