
trash test
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di e con ANDREA COSENTINO assistente alla regia e alla drammaturgia ANDREA MILANO consulenza artistica MARGHERITA MASÈ light designer MASSIMO GALARDINI coordinamento tecnico dell'allestimento MARCO SERAFINO CECCHI assistente all'allestimento GIULIA GIARDI cura della produzione CAMILLA BORRACCINO e FRANCESCA BETTALLI ufficio stampa CRISTINA RONCUCCI comunicazione FRANCESCO MARINI foto e video SILVIA BAVETTA grafica VERONICA FRANCHI mmagine del manifesto MARGHERITA MASÈ produzione TEATRO METASTASIO DI PRATO
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Trash test è un collaudo distruttivo delle potenzialità dell’AI di produrre materiali teatrabili. Un happening dove, in collaborazione con gli spettatori, si chiede all'AI di produrre tranci di scene, dialoghi e trame sempre nuove, per metterne alla prova all’istante l’efficacia e con la stessa mossa carnevalizzarne ogni pretesa di senso. È la voluttà di riaffermare la priorità del performativo sul letterario. Uno spettacolo clownesco e partecipativo per liberarsi di quel senso di sopraffazione di fronte al ridondante proliferare di contenuti nella rete e all'infinita capacità di produzione testuale delle tecnologie cibernetiche. Trash test è un teatro che non fa testo, perché gioca a disfare testi, gettandoli nel mezzo dell’arena e facendogli la festa.
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L’uomo è ciò che mangia e l’Intelligenza Artificiale è nutrita da 15 anni di web in cui nuotano infinitamente più testi di quanti prodotti nei precedenti tremila di storia umana, geroglifici compresi: diciamo all’incirca 2% Sofocle e Dante, 18% manuali e trattatelli di vario genere e argomento, e 80% esternazioni social come “quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato delle persone che mi tiravano giù” o “se volevo essere solare, nascevo pannello”. Il suo funzionamento statistico fa sì che l'AI sia costitutivamente l’apoteosi del mainstream, dunque un ottimo mezzo per smascherare, deformandole con la lente dissacrante di un teatro ruvido e veloce, le combinazioni semantiche, le strutture drammaturgiche e i cliché emotivi che pure, se ben confezionati, ci appassionano, ci commuovono o addirittura, come si dice, ci fanno pensare. Ma anche, e più radicalmente, il gioco punk di Trash test vuole essere una opportunità per ridicolizzare allegramente l'Ego autorale, la pretesa di chiunque, uomo o macchina, di arrogarsi la paternità di un’opera, e dell’opera di porsi al di fuori dell’infinità dei giochi linguistici, che poi, come diceva Wittgenstein, sono forme di vita. E in definitiva detronizzare la presunzione di ogni intelligenza, naturale o artificiale che sia, di parlare, anziché di essere parlata, e aprire così varchi gioiosi di depensamento comunitario, che è poi un’ottima definizione di quello che dovrebbe essere il comico.
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"Che Andrea Cosentino fosse un artista straordinario, il clown più “tagliente” che c’è in circolazione non tanto per la sua irriverenza (c’è anche quella), quanto per la capacità di coniugare buffonaggine e analisi finissima del presente, senza mai usare strumentalmente né l’uno né l’altro aspetto della sua ricerca, ma intrecciandoli sapientemente l’uno all’altro, sguardo politico da un lato e il gusto buffonesco della decostruzione dall’altro – beh, è una cosa che sapevamo. Ma che potesse spingere questa sua attitudine su terreni incontrollabili, come il confronto con l’AI, e uscirne da mattatore di un testo che nemmeno ha scritto lui, non solo era qualcosa di imprevisto, ma è anche la dimostrazione di un senso del comico che passa non solo dalla sapienza dei codici, dalla prossemica, dal senso del ritmo, ma è soprattutto il risultato di una finissima intelligenza. «Trash Test» è il tentativo riuscito di fare i conti con una rivoluzione in atto, quella dell’intelligenza artificiale, senza mai mettere al centro, moralisticamente, in modo apocalittico o integrato che sia, il dibattito in corso, ma trasformando questo stesso dibattito in puro spettacolo. Uno spettacolo che di volta in volta evoca, direttamente e con perizia, tutte le inquietudini irrisolte del presente – il rapporto poroso tra vero e falso, la competizione uomo-macchina, la sparizione dell’autore, la perdita di posti di lavoro, l’essenza della coscienza umana che sembra vacillare alla vista del golem digitale – ma che finisce poi per trasformarsi nel duetto di un’improbabile coppia comica abruzzese, Peppino e ’Nduccio, dove solo un attore è in carne e ossa, mentre l’altro interagisce con l’attitudine “uncanny” dell’AI generativa, e cioè con una comicità sfasata, imprecisa, che da un lato può risultare “weird” me dall’altro può ribaltarsi in un irrefrenabile “comico involontario"."
Graziano Graziani, ​Stati d'Eccezione
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"Cosentino è un clown che entra in scena sperando nell’inciampo, autosabotandosi per montare un’architettura di paradossi che sta in piedi fino a fine spettacolo, nutrendosi dello spiazzamento del pubblico e saltando continuamente di palo in frasca con un’agilità di pensiero strepitosa. Sa accostare cose e temi così disparati e la cui connessione è talmente assurda da risultare irresistibile. In Trash test sfrutta ciò che la macchina costruisce (il verbo generare a me sembra fuori luogo) secondo i comandi impartiti per farne scaturire il riso grazie alla propria presenza fisica, alla risposta umana inaspettata. (…) Peppì ci prova, si impegna, non sempre capisce cosa gli viene chiesto, a volte ignora gli ordini, ma soprattutto lavora (lavora?) solo su cliché, su luoghi comuni tematici e linguistici privi di qualunque originalità. Banali, corretti, retorici. Tutto il contrario dello stile Cosentino. Non vogliamo infatti privare i lettori del godimento intellettuale di cui saranno felici fruitori quando vedranno lo spettacolo; diciamo solo che la sceneggiatura umana dell’autore abruzzese vede protagonista Brad Pitt agente segreto innamorato di Mara Venier. Basti questo per darvi la certezza che nessuna macchina potrà mai nemmeno avvicinarsi a tali vette d’inventiva.”
Elena Scolari, ​Paneacquaculture
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"C’è un artista nel panorama italiano che da anni porta avanti una ricerca radicale sulla comicità teatrale intesa come rapporto senza rete di protezione con gli spettatori: parliamo di Andrea Cosentino, un comico che gioca senza quarta parete ma non fa stand up comedy e la sua metateatralità non è di maniera. (…) Cosentino abita una scena vuota con un computer e un fondale per le proiezioni (dove appariranno le creazioni “letterarie” firmate dal software), l’idea è quella di spingere al massimo delle potenzialità teatrali dell’I.A.. Cosentino ne racconta il funzionamento, ci dialoga tentando imbarazzanti duetti comici in cui le chiede di rispondere a tono a freddure e gag con un’improbabile intonazione abruzzese. Il risultato è esilarante perché gioca proprio sull’effetto comico disatteso e sulla risposta mimica dell’attore, inoltre questa spalla comica digitale non può uscire dai confini di una ironia di plastica, inclusiva a tutti i costi, e si prende troppo sul serio, ci crede senza avere talento e addirittura si autocelebra spiegando l’efficacia della propria battuta."
Andrea Pocosgnich, Teatro e Critica
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