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andrea cosentino teatro kotekino riff

kotekino riff
esercizi di rianimazione reloaded
(2017)


di e con ANDREA COSENTINO musiche in scena MICHELE GIUNTA o di un musicista ospite supervisore dinamico ANDREA VIRGILIO FRANCESCHI assistente DINA GIUSEPPETTI produzione ALDES in collaborazione con CapoTrave/Kilowatt 2017 con il sostegno di MIBAC – Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA / Sistema Regionale dello Spettacolo

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scheda tecnica

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Ho provato, ho fallito. Non importa. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio
(S. Beckett)

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Sempre più penso al mio sviluppo artistico non come ad una serie di spettacoli più o meno riusciti, ma come alla costruzione della mia identità, attoriale e autoriale assieme. Un po’ comico dell’arte, che si porta dietro le sue maschere e i suoi lazzi migliori, un po’ jazzista che lavora a trovare il suo suono e il suo stile. Riconoscibile e inimitabile.


Kotekino riff vuole essere il mio gioco a togliere di mezzo l’opera. Quel che resta è da un lato l’attore, come macchina ludica di significazione, dall’altro il teatro come esercitazione allo stare comunitario. Che vuol dire mille cose diverse: dinamiche di potere, di rappresentazione, di rappresentanza, di racconto, di seduzione. Che racchiude questioni importanti e sempre attuali, come la coralità, il prendere la parola, il potere, la fiducia e l’inaffidabilità, l’autorevolezza, l’autorialità e l’autoritarismo.


Kotekino riff è un coito caotico di sketch interrotti, una roulette russa di gag sull’idiozia, un fluire sincopato di danze scomposte, monologhi surreali e musica. È una esercitazione comica sulla praticabilità della scena, sulla fattibilità dei gesti, sull’abitabilità dei corpi, sulla dicibilità delle storie. Creare aspettative e negarle, fino a mettere in crisi il ruolo di attore e spettatore. Una clownerie gioiosa e nichilista senza altro senso che lo stare al gioco. (Andrea Cosentino)

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“Di certo gli “Esercizi di rianimazione” di Andrea Cosentino possiedono al loro interno la forza di spiazzare. Chiunque. Di far tornare a casa con qualche certezza in meno e qualche dubbio in più. Che con quel suo modo di fare divertito e stralunato, è capace di nascondere la bellezza dietro una risata, la rivoluzione dietro un'ombra di poesia. (…) un bel modo di ritrovare uno dei talenti più puri della scena. I clown nichilisti non guardano in faccia proprio nessuno.”

Diego VincentiIl Giorno
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“Qual è il bello del nonsense? La sorpresa, il gusto di essere frastornati da un paradosso che, in quanto tale, non è prevedibile. La risata strappata dalla strampalatezza regala una soddisfazione leggera, data da un apparente disimpegno intellettuale.  (…) Chi scardina, chi spariglia le carte, chi rompe le uova nel paniere, chi riporta lo spettatore a certe questioni (verrebbe da dire ab ovo) che aiutano a definire o a ridiscutere la relazione artista/pubblico è da ringraziare. Perché ci fa pensare, perché tenta di dare una scossettina ai nostri cervelli, ci costringe a essere veloci e ad arrenderci al corto circuito logico quando è giusto che un filo non si trovi. Lo spostamento di senso, scartare da ciò che ci si aspetta è il suo modus operandi, così come la presa in giro dei luoghi comuni più frusti, nei quali finge anche un po’ di cadere ma per allontanarsene subito, magari con un falso proverbio abruzzese o una dissertazione semiotica sulle grinze. Spiazzante tanto quanto un insaccato considerato ‘a prescindere dalle dimensioni’.”
Elena ScolariPaneacquaculture

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“L'ultimo esperimento di Andrea Cosentino, è uno strumento nuovo. Un utensile della cui necessità non ti rendi conto finché non lo inventi. (…) Stavolta non c'è canovaccio, non c'è logica, non c'è senso individuabile nel susseguirsi di micro sketch in cui i protagonisti sono sempre tre: Cosentino, un microfono e un oggetto a scelta. Le scene sono troppo brevi per essere chiamate “situazioni”, le entrate di questo clown – che le commenta tutte con la stessa espressione alla “ma che ne so, è una cretinata” –  sono voli da trapezista senza alcuna rete a proteggere da fratture forse mortali. Cosentino ha scelto la via più estrema, quella che mette a rischio l'attenzione, quella di presentare dei tentativi slegati in cui la presenza dell'attore compie prove generali di annullamento. Se si volesse disperatamente trovare una costante in quella che pare essere una roulette russa di gag sull'idiozia, sarebbe forse il meccanismo di aspettativa negata. Il più radicale di tutti, quello che mette in crisi il senso stesso di essere spettatori di qualcosa, sotto i colpi violenti di una forza che distrugge ogni certezza da teatro borghese o vezzo chic da teatro sperimentale. (…) “Mi dai dei soldi perché cerco di provocarti? Ma come posso provocarti se vieni qua con l'intento di farti provocare?”. Non puoi, infatti. Devi uccidermi e rianimarmi. Esattamente come hai fatto."

Sergio Lo GattoKlp

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“(...) il suo segreto comico è la velocità: la velocità di illusione, l’accelerazione delirante che fagocita la risposta nella domanda senza lasciare allo spettatore, come nel gioco delle tre carte, il tempo di reagire, di scegliere, di fissare. Può soltanto ridere, e quanto stia ridendo di se stesso, del patto di seduzione che ha stretto con il performer (e con qualunque altro teatro) e con la continua distruzione di ogni patto, di ogni credibile finzione... (…) Andrea Cosentino in persona attende di rianimare uno per uno i suoi oggetti, i relitti della sua arte, dai più figurativi e metonimici (le gambe di plastica delle bambole) ai più informi e astratti. Le cose vivono per un secondo  nell’illusione dell’arte e poi tornano ad ammassarsi nell’inerzia del mondo che le circonda. Maestro della disillusione, clown che si dispone ogni volta a fallire, e a fallire meglio, per dirla con Beckett, Cosentino scopre il lato mortale di ogni rianimazione e la crudele anatomia di ogni spettacolo, l’irrisoluzione in cui ogni montaggio è destinato a naufragare."
Attilio Scarpellini, ​La differenza

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